Ragazzi plusdotati: chi sono e come aiutarli

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Ragazzi plusdotati: chi sono e come aiutarli

ragazzi plusdotati

Li definiscono bambini plusdotati, “iperdotati” o “superdotati”.  Sono ragazzi attivi, svegli e pieni di energia.  La società li sottovaluta, mentre nel contesto didattico si può fare ancora molto.

La didattica e l’ambiente scolastico possono essere un sicuro sostegno per i soggetti plusdotati. Scopriamo insieme il mondo della plusdotazione, fra mancanze e potenzialità da cogliere.

 

bilancio sociale

Chi sono i ragazzi superdotati

Non sono super eroi. Quello della plusdotazione è un contesto, qui in Italia, ancora poco discusso e quindi pieno di lacune. Coloro che comunemente vengono definiti come “bambini superdotati” sono soggetti dotati di grande talento. Essere plusdotato è un fattore genetico. I bambini e i ragazzi iperdotati hanno una intelligenza superiore alla media, con un grande potenziale cognitivo. Potenzialità, queste ultime, che spesso vengono sottovalutate sia dal nucleo famigliare sia dagli istituti scolastici. Basti pensare che nel resto d’Europa tutte le strutture che si occupano di formazione ed istruzione hanno gli strumenti didattici per occuparsi adeguatamente dei ragazzi plusdotati. I bambini plusdotati presentano caratteristiche comuni, ad esempio: un linguaggio ricco, l’abilità di trovare soluzioni originali ai problemi, la non accettazione di regole imposte. Non solo: presentano una forte sensibilità, tanto da interessarsi alle tematiche sociali, vivendo i problemi con maggiore intensità rispetto ai loro coetanei.

Come intervenire

I bambini o ragazzi superdotati (rappresentando il 2% della popolazione) hanno un potenziale cognitivo superiore/uguale a 130 ed un alto poteziale cognitivo fra 120 e 129. Una delle poche regioni più “esperte” di plusdotazione è il Veneto, che ha investito per formare anzitutto gli insegnanti. Eppure non bastano queste figure per gestire pienamente questo fenomeno. Serve il supporto di altre figure professionali come psicologi e neuropsichiatri. L’obiettivo è quello di condividere le esperienze per trovare la giusta convergenza per approcciarsi al meglio con i ragazzi plusdotati. Diversamente, se non si riuscisse ad intervenire nel giusto modo, i bambini potrebbero riscontrare difficoltà nelle relazioni interpersonali.  Questo è il motivo per cui, quando si parla di plusdotazione, non si parla di “cure” ma di giusti approcci comportamentali.

Differenze con l’iperattivitàadhd scuola

Il comportamento dei soggetti plusdotati in classe viene molto spesso paragonato ai soggetti iperattivi. Avendo già discusso di ADHD, possiamo fare i giusti distinguo.  Un bambino plusdotato può manifestare in classe un disinteresse agli argomenti trattati, poiché per lui scontati. Eppure se un insegnante dovesse chiedergli di ripetere quanto ascotato, l’alunno iperdotato non avrebbe alcun problema nel farlo.  Contrariamente a quanto accade ad uno studente iperattivo: perde alcune parti del discorso e non riesce a rielaborarle.  Fare le giuste distinzioni, in questo ambito, è essenziale. Se tali atteggiamenti (impulsivi e di disattenzione) si verificano in specifiche situazioni, è probabile che si tratti di un bambino plusdotato. Se invece si dovesse verificare in tute le situazioni è probabile che sia espressione di iperattività.

Come formarsi

Come già evidenziato, è di principale importanza che gli insegnanti si formino per possedere una giusta metodologia didattica. In ta senso, si può offrire adeguato supporto alle necessità dei bambini e ragazzi iperdotati. Per questo necessitano di percorsi educativi personalizzati, poiché la sottovalutazione delle loro qualità significherebbe intraprendere un percorso socialmente difficile. Sviluppare una formazione che sia da maggior supporto in aula è una delle buone pratiche per gestire la crescita degli alunni.  Tefurma offre la possibilità di formarsi su questa tematica, aiutando anche a prevenire il disagio e l’abbandono scolastico.

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